martedì 23 giugno 2015

Lo spirito del '33

ovvero poche cose semplici che bisogna dire per progredire

Premessa: il fascismo non esiste più.
Movimento identitario nazionalista xenofobo tradizionalista, che si rifà a personaggi del fascismo storico, che riprende formule comunicative del fascismo storico, costituito a partire da organizzazioni di destra derivate da partiti politici derivanti da un partito neofascista costruito intorno al defunto partito fascista, che ospita ex appartenenti a formazioni militanti di estrema destra, che pratica entrismo nelle istituzioni appoggiandosi a partiti populisti di destra, che promuove la costruzione di una rete internazionale di strutture affini che operano secondo le stesse modalità: intimamente fasciste per tradizione composizione e obbiettivi ma senza laggettivo fascista nel nome”:
    (foto: ricostruzione della libreria ex-cuem dopo uno sgombero)

 se non si intende questo per fascismo allora è vero, il fascismo non esiste più. Se per definire unorganizzazione o una persona fascista è richiesto che si dichiari pubblicamente tale o si vesta come un gerarca da ventennio allora effettivamente non ci sono più fascisti. Se poi laspirazione a un capo carismatico che guidi la nazione fuori dalla crisi ristabilendo lordine e riportandola ai fasti che merita, lostilità per le minoranze, il desiderio di quiete e di lontananza dai problemi della contemporaneità, il rispetto inderogabile verso ogni tipo di autorità e linimicizia radicale per chi non vi si sottopone non sono affatto riconducibili al fascismo, sicuramente esso appartiene solo al passato. Infine, se le manifestazioni di pubblica stima verso esponenti della dittatura fascista non sono in nessun modo indizio di fascismo non esistono dubbi sulla sua scomparsa.

La politica istituzionale non sembra avere un grande seguito allUniversità Statale di Milano: alle elezioni che ogni anno decidono la composizione studentesca del senato accademico vota ogni volta circa il 10% degli aventi diritto. Partendo da questi dati, è interessante notare il rapporto tra il corpo studentesco e limpegno politico puro, ovvero non mediato da istituzioni, soprattutto in ambiente accademico. Si parla, per intenderci, di quello che accade quando luniversità ha a che fare con il cosiddetto movimento[1].Ogni volta che la politica tocca la statale di Milano si verifica un fenomeno che interessa la maggioranza degli studenti: solitamente priva di coesione ideologica o sociale, essa si trova daccordo nel voler espellere quello che è ritenuto un elemento di disturbo della vita accademica, quando non un sovvertimento dei suoi obiettivi; la maggioranza esprime questo rifiuto con radicalità e convinzione, rivelandolo come espressione di più profondi sentimenti.
Consideriamo a titolo di esempio loccasione più recente. Lo scorso 16 gennaio per impedire unassemblea non autorizzata alla Statale di Milano, il Comitato Provinciale per lOrdine Pubblico e la Sicurezza[2] su richiesta del Rettore decretò la chiusura durata tre giorni- della sede di via Festa del Perdono senza preavviso, corredandola di un presidio di almeno 15 camionette tra polizia e carabinieri; davanti ai cancelli, tutta la Digos di Milano e alcuni ragazzi rimasti chiusi fuori. Uno strumento parziale ma comodo come la pagina Facebook Spotted: Unimi[3] (che raccoglie circa 31 000 utenti tra le varie facoltà dellateneo) raccoglie le reazioni degli studenti, quasi tutte improntate alla condanna dei facinorosi che hanno costretto la prefettura ad una scelta forte ma giustificata dal pericolo che ledificio venisse devastato e gli iscritti messi a rischio. Silvia riassume con chiarezza toni e contenuti di questa posizione: Non avevate nessun diritto di fare la vostra patetica assemblea da 4 soldi, avete rotto con i vostri patetismi e pretese. Io in università ci vado per studiare, andate a casa vostra a manifestare ZECCHE!. In altri commenti i mancati partecipanti allassemblea vengono definiti coglioni ignoranti, beceri, laidi, lerci sovversivi, intellettuali da mcdonalds, infoiati, animali sguaiati, gente che ha scambiato luniversità per un comizio permanente:  in generale prevale lidea che chi voleva coinvolgere luniversità in uniniziativa di politica dal basso abbia compiuto un atto ingiustificabile e contrario agli interessi dei suoi iscritti, che la decisione della prefettura sia necessaria a proteggerli  e che comunque occuparsi di politica in modo attivo sia incompatibile con lo studio. La questione sembra essere più ampia dellevento in sé; dopo un po a essere in discussione non è più tanto la chiusura delluniversità ma la concezione del rapporto tra individuo e società[4]. Come spesso accade in questi confronti tanto online che dal vivo- le posizioni si polarizzano e tutto si sviluppa con precisione tanto prevedibile da dare un senso di distanza dalla realtà: i pochi tentativi di costruire un dialogo utile ai partecipanti falliscono[5], e questi danno sfogo alle proprie frustrazioni e insofferenze (il medium virtuale spinge ai suoi estremi questa modalità: insultare qualcuno guardandolo in faccia è assai più difficile che farlo guardando uno schermo); ma per un twist logico quello che da una parte impedisce ai discutenti di raggiungere altri risultati che una profonda irritazione ci è in questa sede utile ad approfondire i temi del loro dibattere e a tentare di andare oltre.
Assumendo che si può convincere un uditorio con una verità rivelata sfolgorante di auto-evidenza (chiamiamolo modello Mosè) oppure costruendo un dialogo che porti progressivamente a riconoscere una verità basata su premesse condivise (modello Socrate), è decisamente la prima a prevalere qui; i toni violenti vengono dalla convinzione di sapere come stanno le cose, e che alcuni testardi rifiutino di riconoscerlo. Dunque ci si esprime con la massima forza per rendere più evidente la verità: ci si esprime con una sincerità pressoché totale. Quando gli studenti si esprimono come hanno sempre fatto i difensori dell'ordine costituito e i reazionari da Cicerone a Feltri è perché ne condividono più o meno la visione del mondo[6].
Ieri con un sasso hanno rotto una vetrata, La libertà di espressione non è questa...BESTIE scrive Silvia nei giorni della chiusura delluniversità. Un compendio perfetto: la voce non verificata (la notizia non risulta da nessuna parte), laccusa data per certa e arbitrariamente rivolta ai sovversivi, il richiamo formale ai valori della società occidentale e infine la de-umanizzazione del nemico. Un nemico estraneo per cultura e pratiche alla vita sana del corpo studentesco; concetto che risulta produttivo allanalisi se consideriamo che il primo appello di un movimento fascista o prematuramente fascista è contro gli intrusi[7]
    (foto: un blecbloc si aggira in cerca di vittime)

In un saggio di ventanni fa Eco sostiene che l Ur-Fascismo sia un insieme dai confini sfumati cui partecipano diversi aspetti non necessariamente coerenti e sempre compresenti, ognuno dei quali è però denotativo in senso fascista. Ciò non significa che un movimento che possieda uno o più di questi aspetti sia il movimento fascista (quello storico, dal 22 al 45) ma è piuttosto un movimento fascista, avendo in sé delle caratteristiche che connotavano il fascismo storico come fascismo.
Parole come la Statale è antifascista esprimono una lodevole aspirazione piuttosto che una verità: la Statale (i suoi studenti) è normalmente afascista (indifferente al fascismo) e dunque istintivamente fascista quando viene messa in discussione. Sembra paradossale  derivare tutto questo da una potente diffidenza verso la conoscenza critica, ma è questa secondo me la fonte del problema.
Chi coniuga lo studio con la militanza politica (e più in generale a chi pratica militanza politica) è accusato di occuparsi di qualcosa che esula dalle sue competenze e dalle sue mansioni, qualcosa insomma che non ha diritto di fare. Parlando con Rachele, studentessa, le ho chiesto cosa la spinge a definire illegittimo limpegno politico (trovo inaccettabile che qualcuno si impegni di più nella protesta, perdendo tempo che potrebbe usare per studiare): l'inesperienza in primo luogo credo che fare politica seriamente sia un vero lavoro, che richiede molto impegno e sacrifici. Inoltre senza una laurea il politico perde credibilità secondo me, basandosi solo sui sentimenti. Credo che in politica serva anche la ragione. Lidea che lo studio sia finalizzato alla pratica non è contemplata; la consapevolezza che ciò che si impara è solo nozione se non viene sottoposto a critica, e che la critica porta allautonomia di pensiero è osteggiata o negata, quando non semplicemente ignorata[8]. Citando ancora Eco: lo spirito critico opera distinzioni (..). Nella cultura moderna, la comunità scientifica intende il disaccordo come strumento di avanzamento delle conoscenze. Per l'Ur-Fascismo, il disaccordo è tradimento. Schierarsi sulla base dei propri studi mediati dalle proprie convinzioni è sbagliato; è tradire lo spirito delluniversità. Di più, agli studi non viene riconosciuta funzione formativa, che si identifica unicamente con la sanzione ufficiale del termine del corso (la laurea): nelle parole di Rachele leggo un rispetto solo formale della cultura, e chi non ha rispetto di quello che fa prende come unoffesa personale vedere altri dargli tanto valore da basarvici una parte della propria vita. Operano ancora categorie che non esistono: si pensa una società internamente coerente in cui il posto di ognuno è garantito dal suo adeguamento al suo ruolo sociale e che è messa in pericolo da chi interpreta il proprio ruolo in forma non rigida. Ovvero: lo studente non è solo uno studente, è un individuo che riveste vari ruoli sociali a seconda del contesto (consumatore al supermercato, fattore sentimentale in una relazione, lavoratore sul posto di lavoro, figlio fratello e a volte genitore in famiglia): non riconoscerne la necessaria complementarietà  è una semplificazione che impedisce lo sviluppo del suo potenziale, ed elevare a ideologia tutto questo assomiglia molto ad un pensiero fascista (cfr. tutte le teorie su una comunità armoniosa rovinata dallazione sovversiva di elementi estranei).
Può essere utile infine osservare questa tendenza dal punto di vista del nostro modo di rapportarci con la diversità: alla veemente esclusione del "politico" si accompagna infatti frequentemente il riconoscimento del suo diritto di condurre come meglio crede la propria vita   fino a che questo non vada a collidere con le vite degli altri. Mentre l'idea di un caffé senza caffeina o di una birra senza alcool e perfino del sesso senza sesso (pornografia virtuale) sono tutte praticabili, è assai problematica la questione della politica senza rapporti umani, completamente separata dalla vita delle persone -benché molto si stia facendo in questa direzione negli ultimi tempi. Come scrive il filosofo Slavoj Žižek: "l'Altro va bene nella misura in cui la sua presenza non è intrusiva, nella misura in cui l'Altro non è veramente Altro. Ciò che sta emergendo sempre di più come il diritto umano fondamentale nella società tardo-capitalistica è il diritto di non essere molestati, cioè di poter restare a distanza di sicurezza dagli altri."[9] Il desiderio prevalente dello studente della Statale sembra essere quello di essere lasciato in pace. Ogni volta che si verifica una situazione di conflitto di qualsiasi tipo e intensità, i suoi richiami allordine e  al rispetto della legalità democratica e delle istituzioni rivelano dopo una breve indagine un appello più profondo e sentito: quello che rivendica il diritto al disinteresse. Il grido di battaglia della maggioranza degli iscritti allateneo? Fate ciò che volete, ma fatelo lontano da qui e da me.




[1] Termine sostituibile con antagonisti, centri sociali, notavcompagni organizzati, blecbloc, no global, zecche o qualsivoglia a seconda delle preferenze politiche e senso dellumorismo.

[2] Prefetto, questore, sindaco, presidente della provincia e comandanti delle forze dellordine.
               

[3] Tutte le citazioni riportate provengono dalle pagine fb Spotted: Unimi e Letterati Disperati rispettando la grafia originale.

[4] Questione che si ripropone intatta ad ogni evenienza dellincontro tra politica e Università, tale che le citazioni riportate potrebbero riferirsi a episodi degli anni passati divertente ipotizzare che potrebbero essere inseriti senza problemi in discussioni vecchie di decenni- e che non è intervenuta nessuna differenza con lavvento dei social network (le pagine fb da cui provengono i commenti esistono dal 2013 e del 2011). Chiaramente essa non è che laggiornamento di un problema più ampio, che ridotto al nocciolo potrebbe esprimersi con qual è il limite dellobbedienza? o qual è il motivo dellobbedienza, o anche fino a dove può arrivare il principio di delega prima di risultare nocivo?.

[5] È comunque impressionante che persone con almeno 13 anni di scuola alle spalle e inserite in un contesto che si suppone formativo e stimolante non riescano ad interagire con dinamiche diverse da quelle di una rissa verbale; cosa che forse meriterebbe una trattazione a parte, e che forse costituisce il vero fulcro di questo articolo.

[6] E quando studenti di opinione contraria li definiscono pecore, lobotomizzat(i) e stupid(i)benpensant(i) intendono esattamente questo; pur se entrambe le fazioni si negano vicendevolmente statuto di umanità”, è interessante notare come quella che richiama al rispetto dellOrdine faccia di questo una sorta di manifesto politico informale mentre in quella opposta sia più che altro una reazione. Da qui la scelta del partito dellOrdine come oggetto di analisi.

[7] U. Eco, Totalitarismo fuzzy e ur-fascismo, in La Rivista dei Libri, n° 7/8, 1995

[8] Per non parlare della possibilità che lesperienza si acquisisca con lazione organizzata.

[9] Slavoj Žižek, Il diritto di non essere molestati, in Distanza di Sicurezza, manifesto libri, 2005

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