sabato 7 novembre 2015

Ai Nostri Libri

Ai nostri libri


E' da pochi mesi uscito, in tutte le librerie di Francia, “A nos amis” la nuova fatica del Comitato Invisibile. 

http://www.lafabrique.fr/catalogue.php?idArt=876

Titolo piuttosto eloquente, che sembra tracciare sin dall'inizio una linea di demarcazione netta, definita via via sempre di più man mano che avanza l'autocritica serrata alla società (e al “nostro” operato politico, connesso con le pseudo-disfatte delle insurrezioni negli anni 2010-2012) che i nostri amici hanno sviluppato nel corso degli ultimi anni. Il libro ha un taglio più analitico delle precedenti pubblicazioni firmate CI (al contrario de l' “Insurrezione che viene”, scritto dopo le esplosioni di rivolta delle banlieues francesi nel 2005, avente un taglio decisamente più pamphletistico)

Molte sono state le critiche che l'hanno accolto: da destra e da sinistra, sono stati molti i compagni che hanno sentito l'esigenza di posizionarsi nei confronti di un testo che, come i suoi predecessori, ha scosso il mondo della “politica di movimento”.

A prescindere dalle critiche di stampo eminentemente politico, già prodotte in grande quantità e ben impostate e ricche di spunti, vorremmo partire da un'evidenza:
il libro, come entità teorica e materiale e simbolica, tra i compagni, ha perso il valore che aveva assunto negli anni passati durante il grande secolo di battaglie sociali che fu il novecento.
E' difficile che escano libri che riescano ad assumere la forma di tasselli di un discorso collettivo, dei quali si discute e che, in generale facciano discutere. Il libro ha lasciato spazio ad altre forme di comunicazione, che il movimento è riuscito ad integrare in anticipo rispetto alla gran parte della popolazione; ma non più il libro.

E' sempre più difficile che durante le innumerevoli cene, incontri, chiacchierate con gli amici ci si ritrovi a discutere appassionatamente attorno a un testo e alle sue conseguenze.
Allora, cosa ne possiamo dedurre? Si tratta di un effetto naturale (per i tecnofili) / mefitico (per i neoluddisti) della “rivoluzione digitale”? Ci troveremo, nei prossimi anni, a leggere sempre meno libri e quindi a discuterne poco o niente? Forse. O meglio: dipende dai libri che si scriveranno.
Ma torniamo al nostro libro in particolare:
Lungi dal tesserne un'apologia senza se e senza ma (delle critiche possono essere mosse ad alcuni capitoli - soprattutto riguardo la parte connessa al discorso anti-social network), è un fattore importante il fatto che un libro del genere sia messo in mostra in tutte le librerie di Francia,e che abbia scatenato un tale dibattito in Italia.

Vi sono molte case editrici che, nel passato, hanno fatto la fortuna del movimento, e viceversa, hanno tratto linfa vitale – politica ed economica – dalle grandi sommosse storiche del novecento (tra tutte citiamo,caso esemplare, le edizioni Spartacus in Francia negli anni 30-70) : il libro, con un circuito di distribuzione molto ampio, serviva a veicolare al maggior numero di persone possibili dei contenuti sovversivi. E' questo il motivo per cui gli amici del Comité Invisible hanno scelto di pubblicare con un editore come La Fabrique, storica quanto e prestigiosa (e non di certo povera) casa editrice del movimento francese? Se così fosse, posto che si definiscano i contenuti del libro “sovversivi”, allora ben venga la grande distribuzione, ben venga la Fabrique.

Insomma, per passare all'offensiva politica non basta l'azione diretta, come non basta la militanza dura e pura, non bastano le ore passate ai picchetti antisfratto e non basta sucarsi assemblee che durano eoni e che non sembrano portare mai a niente. Un'offensiva è doverosa anche in campo editoriale, e con campo editoriale si intende tutto ciò che è connesso al gesto che rende un'idea-potenza un'idea-atto,proprio di tutti i lavori(e quindi le professioni) che rendono possibile la produzione materiale di idee: autori, tipografi, librai, editori, redattori, blogger, web designer.. ma è soprattutto nelle librerie, in quanto luoghi materiali ancorati alla maggioranza dei lettori (sorprendente ma è così, nonostante Amazon) che i nostri contenuti devono passare, essere trasmessi e successivamente riusati. Bisognerebbe riuscire ad impostare delle lotte che permettano ai nostri libri di circolare meglio, di essere sempre alla portata di tutti, di proliferare. Abbiamo bisogno di incontrarci e di condividere idee anche ad un alto livello di astrazione. E con questo sto parlando di tutti i libri che produciamo, nessuno escluso. Bisogna porre le basi solide per un discorso e un'azione che sovverta il panorama editoriale.


Quindi, ben venga un libro se ha il potere di creare scompiglio culturale utile alla nostra causa, stimolare le emozioni e ,di conseguenza, le menti di chi scrive e di chi legge. Ben vengano i nostri libri.  

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http://www.infoaut.org/index.php/blog/notes/item/15727-bruciare-abitare-pensare

http://www.carmillaonline.com/2015/03/12/comitato-invisibile-a-nos-amis/

http://dndf.org/?p=14409#more-14409

http://www.finimondo.org/node/1710

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