martedì 8 dicembre 2015

Né della vostra guerra, né della vostra pace

Da Parigi 
Resoconto sulla manifestazione del 29 novembre in Place de la Republique
Centottanta chilometri in giornata, qualche ora a Parigi per poi ritrovarsi in gabbia in Place de la République, a seguito di una tattica inventata, mi pare, a Lione durante il movimento contro il CPE e subìta nella stessa città dai nostri compagni della val di Susa nel dicembre 2012: ma ne valeva la pena? Naturalmente.
Innanzitutto non avevamo veramente possibilità di scelta: abbiamo firmato e invitato a firmare l’appello al fine di sfidare lo stato d’emergenza e salvo buone scuse, eravamo chiamati a scendere in piazza a sfidarlo, e siamo stati ben contenti di ritrovare sul posto un buon numero di firmatari - cosa che ha permesso di fare la conoscenza dell’eccellente Parisienne Liberée della quale potete ascoltare qui (https://blogs.mediapart.fr/…/republique-29-novembre-recit-s…) un reportage sul fatto.Successivamente ci siamo sentiti sollevati di scoprire che, fortunatamente, i cattivi presentimenti non sono sempre giustificati: non abbiamo avuto una Piazza Fontana alla francese; ma è stata solo la dimostrazione che la Francia non ha avvertito senza motivo che avrebbe sospeso i diritti dell’uomo. In questa occasione, abbiamo potuto constatare ancora una volta che ci sono due tipi di manifestanti: quelli che giudicano normale che la polizia decida quando e come si manifesta e quando il corteo finisce, e tutti gli altri.Tra gli altri, tra cui io mi colloco volentieri, esistono naturalmente anche alcune divergenze di strategie, e ci si potrebbe domandare infatti se è intelligente, quando si è totalmente circondati, bombardare gli sbirri di oggetti che non gli fanno alcun effetto, ma gli permettono di rispondere col gas sulle alcune migliaia di persone presenti, indistintamente, per poi caricare e prendersi 200 persone e metterne 174 dentro aspettando i procedimenti… Al solito, queste sono le eterne contraddizioni interne al popolo. In conclusione: è stato un fallimento, non siamo riusciti a spezzare il cordone, ma è stato comunque un successo, siamo riusciti in qualche migliaia a sfidare lo stato d’emergenza. Morale della storia: siamo riusciti a preservare la libertà di manifestare, la prossima volta, bisognerà preservare anche quella di muoversi/spostarsi.Questo è un invito a risvegliarsi e riflettere circa le nostre strategie.
PS: Correzione - : è vero che gli sbirri non hanno bisogno che li riempiamo di inoffensivi oggetti per permettergli di caricare e riempirci di gas. Diciamo solamente che attaccarli quando sono in questa posizione rende loro la possibilità di accusare, la maggiorate delle volte non importa come, la gente ‘’violenta’’ e di rincorrerli.

Serge Quadruppani, presente alla manifestazione del 29 novembre

Qui l'originale:

Qui un altro articolo che riprende la manifestazione NOTAV dell'otto dicembre 2012, a Lione, quando la polizie mise in atto la stessa tattica di accerchiamento usata in Place de la Republique

Il savoir-faire à la francese circa la repressione dei movimenti sociali, di cui una ministra degli interni aveva vantato le virtù dalla tribuna dell’assemblea in risposta ai sollevamenti arabi, non è esclusivamente una merce d'esportazione: anche in patria ne esistono lampanti dimostrazioni. Raccontiamone una:
Un’impressionante dimostrazione si è svolta l'otto dicembre 2012, durante la quale il migliaio di manifestanti no-tav radunati davanti alla stazione Brotteaux a Lione (contro la decisione di Hollande e Monti di firmare un’ennesima dichiarazione di intenzione della costruzione della Grande Opera Inutile) ha provato letteralmente sulla propria pelle l’eccellenza repressiva francese. A Lione, che sembra essere diventata un laboratorio poliziesco, la tecnica dell’incarcerazione di una manifestazione intera, sperimentata per la prima volta, a mio avviso, durante le manifestazioni anti-cpe è stata applicata con rigore ed efficacia. Rinchiusi tutta la giornata in una piazza, sottoposti a cariche e a lacrimogeni, i manifestanti hanno visto il loro diritto a manifestare trasformato in derisione, non solamente dalla gestione della polizia ma anche per il disprezzo deliberato dai media, tutti ed esclusivamente con gli occhi puntati sui due rappresentanti delle banche e delle lobbys sul punto di firmare l’accordo. Secondo la stampa di regime, una cinquantina di persone sono state fermate. (http://rebellyon.info/Sommet-franco-italien-la-police.html)
Un trattamento particolare è stato riservato ai nostri amici italiani, come mostra il testo seguente.

Lione: sospensione dello stato di diritto, cariche, gas lacrimogeni, bus bloccati e pestaggi fin dentro i pullman.

Che cos’è successo oggi a Lione? Ve lo raccontiamo.
Da un lato, c’erano i governi delle crisi economiche e dall’altro l’Europa del popolo, dei cittadini e delle lotte. I primi hanno firmato l’ennesimo protocollo inutile e privo di contenuti che non mobiliterà un solo euro per alcun lavoratore. I secondi hanno tentato di manifestare il loro pensiero, la loro opposizione a queste scelte.
I primi, Monti e Hollande, hanno convinto giornali e televisioni che il lavoro per la TAV continuerà come previsto,altrettanto rassicuranti sono state le proposte concernenti la crisi economica e altri argomenti simili. Protetti da migliaia di poliziotti, hanno firmato, parlato, si son fatti fotografare, hanno mangiato, tutto ciò a spese di cittadini che ad ogni modo si trovavano a chilometri di distanza. I No-tav, i veri cittadini, coloro che pagano sulla propria pelle le scelte dei governi sono stati scortati e bloccati per almeno 4 ore alla frontiera, poi ancora bloccati alle porte di Lione e non è che grazie alla loro abilità che hanno raggiunto la piazza che gli era stata concessa per manifestare.

Partiti alle 6 del mattino e arrivati alle 3 di pomeriggio.

Poi la sorpresa: sul posto, scesi dal bus, le libertà finiscono. Là, a Lione, comanda la polizia del governo Hollande: qualunque tipo di manifestazione è vietata, com’è vietato allontanarsi dalla piazza anche solo per andare in bagno. Divieto di uscire dalla piazza! Tale era l’ordine vincolante. Poi, alle 18, cala la notte e per la polizia, è l’ora di fare rientrare i No-tav a casa loro e così, uomini, donne, vecchi e bambini sono caricati a freddo a colpi di manganello, di gas urticante e di lacrimogeni, per spingerli verso i bus. Quest'ultimi vengono bloccati dagli agenti che salgono a bordo e colpiscono chiunque si alzi dal sedile. In un caso, un autista è brutalmente rimpiazzato da un agente di polizia che conduce lui il bus verso la frontiera. In un altro caso, gli agenti saliti sul pullman spruzzano spray urticante, provocando malessere alla maggior parte dei passeggeri. Ogni pullman è dunque ricondotto sotto minaccia fino all’autostrada e poi, dopo il pedaggio, rimangono ancora bloccati per ore e ore , fino alle 20.30. Queste sono le notizie che ci giungono da oltre frontiera. Due facce dello stesso problema? No, assolutamente no. Da una parte, nei palazzi, dei carnefici burocrati che a nome delle banche e della crisi danno disposizioni a passare sui corpi delle persone anche al rischio di far colare il sangue. Dall’altra, l’Europa del popolo, della gente semplice, dei cittadini che, nonostante la violenza, gli abusi e in questo caso anche i furti che subiscono da anni, continuano e continueranno a lottare. Questo non è un problema che presuppone una mediazione: si tratta semplicemente di una parte, sana, che deve vincere l’altra, la parte malata.

Voilà l'originale:

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