venerdì 10 febbraio 2017

La quiete che tutti amano


L’Universitá Statale di Milano é un posto tranquillo, da molto tempo, e agli studenti piace cosí. È un posto pieno di aule e biblioteche dove seguire lezioni, studiare e dare esami. La creativitá studentesca vi si esprime normalmente attraverso una radio di ateneo, qualche giornale e un modesto consumo di cannabis e derivati.
Quando questa quiete viene interrotta i suoi guardiani – questore, sindaco, presidente della provincia, comandanti delle forze dell’ordine e rettore: il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica – si adoperano per restaurarla il piú rapidamente possibile. Il modo in cui il Comitato agisce illustra molto bene da dove venga questa pace e cosa significhi: ogni volta che gli studenti si organizzano in modi non previsti dal regolamento vengono inviate una decina di camionette di polizia e carabinieri in assetto antisommossa, a presidiare il posto. A volte si limitano a stare fermi davanti agli ingressi; altre volte entrano, come quando caricarono degli studenti che avevano occupato un’aula; altre volte blindano i cancelli e l’universitá rimane chiusa, vuota e tranquilla. Alla maggior parte degli studenti dispiace che la calma e il silenzio siano interrotti per qualche ora o qualche giorno dalle grida e dal rumore degli anfibi sul marciapiede, e dispiace molto non poter seguire le lezioni e dare esami: ma è un prezzo che pagano in fondo volentieri, perché sanno che è grazie a quelle camionette che possono godersi tutto l’anno la quiete che gli piace tanto.
Alcuni studenti hanno organizzato per lunedí 13 febbraio un incontro pubblico con un dottorato dell’Universitá di Torino che ha attraversato Palestina, Libano e Iraq per poi arrivare in Siria, dove ha partecipato alla rivoluzione del Rojava, nel nord-ovest del Paese, il Kurdistan siriano. Lí gli abitanti stanno costruendo una societá multietnica basata sulla giustizia sociale ed economica, opponendosi al settarismo dei jihadisti e all’autoritarismo dei governi siriano e turco. Durante il suo viaggio (tra febbraio e agosto 2016) Davide Grasso ha documentato e analizzato la situazione politica e le ragioni della guerra, esponendosi come testimone in zone ad alto rischio, e in Rojava ha deciso di prendere le armi insieme alle YPG (Unitá di Protezione del Popolo), una forza armata autonoma, per combattere contro lo stato islamico.
Davide Grasso ha rischiato la vita per
proteggere un esperimento di democrazia, mostrando che agire è possibile al di fuori dei telegiornali in cui intellettuali e politici parlano di scontro di civiltá. Ha mostrato che coraggio e generositá non sono parole, facendo una scelta che pochissimi di noi sanno fare. Per dare al maggior numero di persone l’opportunitá di confrontarsi con una fonte diretta e competente su degli eventi di tanta importanza per le nostre vite alcuni studenti hanno pensato di chiamarlo a parlare in un’aula della Statale, e hanno inoltrato richiesta all’amministrazione di ateneo.
Piergiuseppe Dilda, capo dell’Ufficio Rapporti con gli Organi di Governo e Attività Istituzionali, non crede che questo incontro sia un’opportunitá: “la partecipazione di un combattente all’incontro in questione è fonte di elevato rischio per la comunitá universitaria”, scrive in risposta alla domanda di concessione spazi. Forse immagina che Davide si presenterá in tenuta mimetica armato fino ai denti. Forse teme che spunti un jihadista dallo sgabuzzino, venuto apposta a combattere l’antico nemico. O forse è stato consigliato da quegli Organi di Governo con cui tiene i Rapporti e che, si puó pensare, gli danno consigli su come gestire le Attivitá Istituzionali. Forse c’entra qualcosa il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica: il rettore, il sindaco e i capi della polizia, che giá due anni fa (16-18 gennaio 2015) avevano collaborato per chiudere l’universitá senza preavviso per tre giorni per impedire un’assemblea pubblica su Expo. Oggi come allora forse si vuole evitare che la vita reale entri tra quelle mura, dove la conoscenza si misura in voti e dove (stando agli esperti) “troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente” (Gruppo di Firenze, 4 febbraio 2017).
Allora molti studenti si indignarono contro quei facinorosi che volevano usare l’universitá per fare altro che studiare e dare esami, costringendo l’incolpevole rettore a chiedere l’invio di quindici camionette di polizia per vegliare sui cancelli sbarrati. Molti studenti e studentesse videro la polizia come un amico che proteggeva le loro aule dal chiasso e dalle scritte sui muri: in fondo una giornata persa vale bene un po’ quiete e pulizia.
L’incontro (che ha quasi 700 tra interessati e partecipanti sulla pagina dell’evento in facebook) si terrá lo stesso come previsto: lo dicono gli studenti della pagina fb “Assemblea della Statale” e lo conferma Davide dalla sua, dicendo che è importante “mettere in chiaro che deve restare possibile raccontare pubblicamente ciò che accade in Siria”. Non si sa come reagirá il rettore e con quali criteri, e nemmeno come reagiranno gli studenti. Forse continueranno a pensare che la cosa non li riguarda, oppure che è interessante ma purtroppo devono seguire il programma di studi – magari sottolineando righe che elogiano la disobbedienza civile e il pensiero critico. Forse decideranno che dopotutto esistono sale conferenza e teatri per queste cose, e che chi vuole parlare di certe cose per forza in universitá è solo un arrogante che impone il proprio punto di vista agli altri – probabilmente la stessa gente che fa le scritte sui muri e alza la voce.
Esiste la possibilitá che gli studenti decidano che uno dei piú avanzati esperimenti politici e sociali esistenti al mondo meriti lo stesso rispetto e la stessa attenzione, almeno per un pomeriggio, dei corsi tenuti dai professori: e che vogliano parlare e discutere tra loro e con Davide di queste cose, e della libertá e del suo non essere solo una parola. È possibile che facciano questo, anche se volesse dire andare contro il regolamento e rompere la quiete. Ma per sapere se succederá bisogna aspettare lunedí.

b.



La pagina fb dell’incontro è Incontro pubblico con Davide Grasso combattente delle YPG, https://www.facebook.com/events/1633047570043988/
Davide Grasso tiene un blog in cui ha raccontato la sua esperienza e in cui analizza la situazione politica europea: quieteotempesta.blogspot.com
Sabato 11 ci sará una manifestazione a Milano in sostegno alla resistenza kurda e al suo comandante Abdullah Ocalan, in carcere da 19 anni, con partenza alle 14 da Palestro: evento fb Corteo nazionale a Milano per la libertá di Öcalan, https://www.facebook.com/events/202055620262710/

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