Ai nostri libri
E' da pochi mesi uscito, in tutte le
librerie di Francia, “A nos amis” la nuova fatica del Comitato
Invisibile.
http://www.lafabrique.fr/catalogue.php?idArt=876
Titolo piuttosto eloquente, che sembra tracciare sin
dall'inizio una linea di demarcazione netta, definita via via sempre
di più man mano che avanza l'autocritica serrata alla società (e al
“nostro” operato politico, connesso con le pseudo-disfatte delle
insurrezioni negli anni 2010-2012) che i nostri amici hanno sviluppato nel corso degli ultimi anni. Il libro ha un taglio più analitico delle
precedenti pubblicazioni firmate CI (al contrario de l' “Insurrezione che
viene”, scritto dopo le esplosioni di rivolta delle banlieues
francesi nel 2005, avente un taglio decisamente più pamphletistico)
Molte sono state le critiche che
l'hanno accolto: da destra e da sinistra, sono stati molti i compagni
che hanno sentito l'esigenza di posizionarsi nei confronti di un
testo che, come i suoi predecessori, ha scosso il mondo della
“politica di movimento”.
A prescindere dalle critiche di stampo
eminentemente politico, già prodotte in grande quantità e ben
impostate e ricche di spunti, vorremmo partire
da un'evidenza:
il libro, come entità teorica e
materiale e simbolica, tra i compagni, ha perso il valore che aveva
assunto negli anni passati durante il grande secolo di battaglie
sociali che fu il novecento.
E' difficile che escano libri che
riescano ad assumere la forma di tasselli di un discorso collettivo,
dei quali si discute e che, in generale facciano
discutere. Il libro ha lasciato
spazio ad altre forme di comunicazione, che il movimento è riuscito
ad integrare in anticipo rispetto alla gran parte della popolazione;
ma non più il libro.
E' sempre più
difficile che durante le innumerevoli cene, incontri, chiacchierate
con gli amici ci si ritrovi a discutere appassionatamente attorno a
un testo e alle sue conseguenze.
Allora, cosa ne
possiamo dedurre? Si tratta di un effetto naturale (per i tecnofili)
/ mefitico (per i neoluddisti) della “rivoluzione digitale”? Ci
troveremo, nei prossimi anni, a leggere sempre meno libri e quindi a
discuterne poco o niente? Forse. O meglio: dipende dai libri che si
scriveranno.
Ma torniamo al
nostro libro in particolare:
Lungi dal tesserne
un'apologia senza se e senza ma (delle critiche possono essere mosse
ad alcuni capitoli - soprattutto riguardo la parte connessa al
discorso anti-social network), è un fattore importante il fatto che
un libro del genere sia messo in mostra in tutte le librerie di
Francia,e che abbia scatenato un tale dibattito in Italia.
Vi sono molte case
editrici che, nel passato, hanno fatto la fortuna del movimento, e
viceversa, hanno tratto linfa vitale – politica ed economica –
dalle grandi sommosse storiche del novecento (tra tutte citiamo,caso
esemplare, le edizioni Spartacus in Francia negli anni 30-70) : il
libro, con un circuito di distribuzione molto ampio, serviva a
veicolare al maggior numero di persone possibili dei contenuti
sovversivi. E' questo il motivo per cui gli amici del Comité
Invisible hanno scelto di pubblicare con un editore come La Fabrique,
storica quanto e prestigiosa (e non di certo povera) casa editrice
del movimento francese? Se così fosse, posto che si definiscano i
contenuti del libro “sovversivi”, allora ben venga la grande
distribuzione, ben venga la Fabrique.
Insomma,
per passare all'offensiva politica non basta l'azione diretta, come
non basta la militanza dura e pura, non bastano le ore passate ai
picchetti antisfratto e non basta sucarsi assemblee che durano eoni e
che non sembrano portare mai a niente. Un'offensiva è doverosa anche
in campo editoriale, e con campo editoriale si intende tutto ciò che
è connesso al gesto che rende un'idea-potenza un'idea-atto,proprio
di tutti i lavori(e quindi le professioni) che rendono possibile la
produzione materiale di idee: autori, tipografi, librai, editori,
redattori, blogger, web designer.. ma è soprattutto nelle librerie,
in quanto luoghi materiali ancorati alla maggioranza dei lettori
(sorprendente ma è così, nonostante Amazon) che i nostri contenuti
devono passare, essere trasmessi e successivamente riusati.
Bisognerebbe riuscire ad impostare delle lotte che permettano ai
nostri libri di
circolare meglio, di essere sempre alla portata di tutti, di
proliferare. Abbiamo bisogno di incontrarci e di condividere idee
anche ad un alto livello di astrazione. E con questo sto parlando di
tutti
i libri che produciamo, nessuno escluso. Bisogna porre le basi solide
per un discorso e un'azione che sovverta il panorama editoriale.
Quindi, ben venga un libro se ha il potere di creare scompiglio
culturale utile alla nostra causa, stimolare le emozioni e ,di
conseguenza, le menti di chi scrive e di chi legge. Ben vengano i
nostri libri.
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http://www.carmillaonline.com/2015/03/12/comitato-invisibile-a-nos-amis/
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