venerdì 7 novembre 2014

Il futuro è già qui

Il cielo sopra Milano è del colore di uno schermo televisivo sintonizzato su un canale morto.

Lo intravedi attraverso il tetto trasparente della scala mobile che ti prende appena fuori dal metrò e ti lascia su via Pantano. Il solito vigilante ti porge la carta elettronica, saluta e passa al prossimo, mentre il portellone si spalanca. Di fronte, la sede di CyberLombarda proietta ologrammi sul cemento interrotti qua e là dal via vai di autovetture. Col mento sprofondato nel bavero del cappotto, cammini in fretta.

Si respira una strana aria, oggi.

Festa del perdono è un mattone rosso nel dedalo di una città frenetica. A spezzare l’incantesimo, la giovane torre del rettorato che svetta sul chiostro centrale. Oscura e panottica, vede tutti senza essere vista. Rinascimento e postmodernismo.

Una fila ordinata di studenti solitari è incolonnata pazientemente davanti all’unico ingresso. Nel buio del mattino, smartphone e smartwatch accesi sembrano formare una costellazione. La stella polare è una luce a intermittenza rossa e verde scandita dal “bip” dei tornelli che scattano. Gira voce che nel futuro spicciolo anche i ritardi verranno sanzionati, così aspetti impaziente il tuo turno e scrolli le spalle. Dietro di te qualcuno ripete tra sé e sé nozioni per un’esame.

Il display conferma: “Accesso consentito”. Il tornello risputa fuori il badge da una fessura, mentre l’occhio bionico di un sorvegliante si avvicina paurosamente al tuo. Il controllo alla retina è questione di un flash. “Bip” e luce verde, via libera. Lungo i corridoi, lindi e puliti come perle, grossi schermi trasmettono spot pubblicitari alternati alle pompose proclamazioni dei nuovi decreti legge rettorali. Dagli altoparlanti, voci calde e invitanti in filodiffusione consigliano agli studenti quale tra le tante aziende scegliere per sfruttare i sei mesi di stage obbligatorio non retribuito. La buona scuola è quella che ti avvicina al mondo del lavoro, non importa quanto vicino.

Caso strano. Oggi il minimalismo dell’atrio, con le sue bacheche ordinate e nulla più, è interrotto dalla massa di un ragazzo sdraiato in terra, prono. Dove finisce la sua testa inizia un anfibio rinforzato. Poco più in là una vecchia bomboletta spray, rossa. Mentre due poliziotti lo ammanettano, due sorveglianti, addossati contro un muro, sono intenti a coprire con un telo quella che doveva essere una scritta. Osservi la scena distrattamente, con la fretta che sovrasta la curiosità. E il gracchio dell’ascensore che ti aspetta ti riporta ad altri pensieri. Con la voce indichi destinazione terzo piano. Di fronte a te un grosso manifesto pubblicitario recita: “Il futuro è già qui”. Ma non ci fai caso. Lo hai di fronte, ma non lo guardi.
Buona lezione e a domani.

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