Siamo
studenti e ricercatori della Statale di Milano; ma siamo anche musicisti,
lettori, escursionisti, appassionati di psichedelia, lavapiatti part-time,
cuochi dilettanti, pescatori, calciatori da parchetto, militanti politici –e tutto questo rende
molto difficile esprimere in poche righe l’attitudine che ci ha spinto a creare
un giornale online. Questo primo scritto viene fuori da un paio di settimane di
discussioni, e contiene le riflessioni e aspirazioni che tutti condividiamo; e
allo stesso tempo ne lascia fuori molte che richiedono una trattazione più
accurata. Per questo la voce Chi siamo sarà passibile di nuovi
irregolari aggiornamenti, o meglio di nuove aggiunte via via che riusciremo a
far luce su questa illimitata questione. Per questo le nostre pubblicazioni non saranno espressione di una linea precisa quanto materiale di riflessione proposto dall' interesse di alcuni: il blog non è che uno dei luoghi di sviluppo di questa riflessione. Buona lettura!
L’Università
Statale di Milano compie 90 anni: un’ istituzione che è diventata un punto fermo
nella vita del capoluogo lombardo, che ha visto nascere al suo interno alcune
delle avanguardie di pensiero più importanti della storia italiana recente. Oggi
la Statale dorme in una dimensione sempre più scopertamente funzionale al
sistema neoliberista cui si sta allineando gran parte dell’ “Occidente”.
Presentazioni pubblicitarie, propaganda per il lavoro volontario all’EXPO,
esposizioni di multinazionali sono all’ordine del giorno, mentre le strutture
universitarie si sono adattate all’uso di un diplomificio, con spazi liberi
sempre più limitati e sorvegliati: poca attività al di fuori di quella accademica,
solo preparazione al futuro sfruttamento nel migliore dei casi, alla
disoccupazione nel peggiore.
La vita intellettuale della Statale è stata completamente azzerata al di fuori
delle dinamiche istituzionali e per questo abbiamo deciso di creare e prendere in mano gli
strumenti critici necessari alla rivelazione e al superamento di questa realtà,
impegnandoci in un progetto in cui analisi ed elaborazione teorica partano dai nostri desideri ed esigenze fondamentali.
Vogliamo
esplorare ed esprimere il ruolo che abbiamo come studenti e giovani nell’Italia
e nel mondo del 2014, vogliamo imparare gli uni dagli altri, lavorando ad un
progetto comune in cui le diverse competenze portino ad una sintesi originale
che sia più della somma delle sue parti; vogliamo soprattutto mettere a frutto
il potenziale che ogni giorno accumuliamo, prima che l’abitudine e l’inerzia lo
rendano impossibile.
Strumenti Critici UniMI è quindi un laboratorio, un nucleo di pensiero
indipendente volto allo smascheramento delle contraddizioni istituzionali che
ci troviamo a vivere ogni giorno. Non è uno slogan, nè una parrocchia politica: la natura politica della
gestione delle università si fa ad ogni
passo più scoperta e stringente nell’amministrazione degli spazi e dei tempi,
nel dispensare il sapere controllandolo e deformandolo, nel renderlo infine
inutile sia perché superficiale sia
perché non impiegabile praticamente. Gli
studenti non imparano a elaborare gli insegnamenti al di là delle risposte ad
un esame, o se ci riescono è fuori dall’ambito strettamente accademico (una
buona tesi di ricerca è più apprezzata di una che si limita a raccogliere dati,
ma non è un obbiettivo previsto).
Si tace sulla necessità, specie in ambito umanistico, di creare un sapere autonomo che sia il prodotto delle informazioni ricevute e del proprio giudizio critico e non semplicemente l’insieme di queste informazioni: si dimentica che “il letterato” o “il filosofo” non sono mestieri, o meglio che una laurea in queste discipline non è professionalizzante quanto una in ingegneria.
Il sapere è connotato, è strutturato nella sua stessa forma come uno strumento di classe; l’inoccupazione cognitiva è resa la norma per rendere la formazione culturale appannaggio di un élite sempre più ristretta che esprima una classe dirigente in linea con l’orizzonte politico costruito in questi anni.
Si tace sulla necessità, specie in ambito umanistico, di creare un sapere autonomo che sia il prodotto delle informazioni ricevute e del proprio giudizio critico e non semplicemente l’insieme di queste informazioni: si dimentica che “il letterato” o “il filosofo” non sono mestieri, o meglio che una laurea in queste discipline non è professionalizzante quanto una in ingegneria.
Il sapere è connotato, è strutturato nella sua stessa forma come uno strumento di classe; l’inoccupazione cognitiva è resa la norma per rendere la formazione culturale appannaggio di un élite sempre più ristretta che esprima una classe dirigente in linea con l’orizzonte politico costruito in questi anni.
A noi questo non piace.
Se tutto
questo ti riguarda e vuoi partecipare, scrivi a strumenticritici@gmail.com
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