domenica 12 aprile 2015

Drugo e tutti quelli che si fanno ancora le seghe a mano

“Le nuove tecnologie ci permettono di fare cose entusiasmanti nel campo del software erotico interattivo: avanguardia del futuro, Drugo! Cento per cento elettronico!”. “Bè, io mi faccio ancora le seghe a mano”.

Sembra che negli anni novanta la situazione non fosse così diversa da quella di oggi: tra conflitti con Saddam, prime repubbliche che se ne andavano affanculo, contestazioni morte e sepolte delle quali sopravvivevano retaggi fantasmatici, insipidi e inerziali, Drugo sembra essere la semplice risposta ad una situazione che di per sé non può essere combattuta se non in modo passivo.
Rappresentava l'espressione di quel clima post-ideologico ( o anti-ideologico) che non si sarebbe sentito parte di un movimento No Tav ma che mai avrebbe accettato il treno ad alta velocità con tutto quello che rappresenta.
Un cane sciolto, uno di quei tanti cani sciolti che popolano le nostre città. Stanno zitti, non si sentono molto, si vivono la loro gioventù (o maturità) tra qualche canna, qualche cazzata, delle bestemmie e “bella zì”.
Si vogliono bene tra loro: ridono, scherzano, ogni tanto scappano dalla polizia, spesso vomitano ubriachi.
A una prima occhiata possono sembrare sereni, ma molti di loro non lo sono: sono delusi.
Delusi da tante cose: in parte dal mondo, in parte da loro stessi, in parte anche da una contestazione che non esiste. Falsa, asciutta, inerziale e vittima degli stessi condizionamenti culturali che governano le grandi logiche del mondo: arrivista, egocentrica, autocelebrativa, fine a sé stessa, insensibile all'arte e all'espressione di un disagio autentico. Forse quando hanno provato ad andare in quella direzione anche lì hanno trovato una porta sbattuta in faccia. E sono diventati Drugo.
A Drugo scivola tutto addosso, Drugo se ne sbatte. Gli piace il bowling, fuma le canne, vive in una casetta di merda con un tappeto schifoso a cui tiene moltissimo. Drugo legge Sartre e discute di Lenin.
Sono due i modi per non affogare in questo mondo: uno è la rabbia, la rivolta; ma se la rivolta resta individuale non fa altro che aumentare la frustrazione, l'altro è l'ironia: Drugo prende per il culo. Prende per il culo il capitalista, la zoccoletta, l'artista outsider e ricchissimo, l'intellettuale idiota, il nichilista fashion, il militante serio e impegnato. Tutto intorno a lui, forse per il fatto di essere rimasto l'unico sincero in un mondo falso e schizofrenico, diventa automaticamente ridicolo: svela le contraddizioni, le mette in luce, crea un contrasto tra ciò che è autentico e ciò che non lo è. E lui stesso si prende per il culo: si ride addosso per non piangersi. Drugo è goffo, certo. Ma Drugo è anche molto serio: sa che cosa lo circonda, e non gli piace affatto. Solo ha forse capito che il modo per essere libero, per essere diverso davvero, in un mondo asciutto e stagnante come il nostro, conformista in ogni suo aspetto, è quello di stare per sé: con i propri amici, i propri interessi, i propri vizi. Nessun arrivismo, nessuna voglia di sfondare in un campo o nell'altro, nessuna voglia di imporsi o di sgomitare per un posto al sole o un riconoscimento di qualsivoglia natura.
Sta tranquillo il nostro Drugo, e ride sotto i baffi. Forse tutti i drughi che sono fioriti dagli anni novanta ad oggi non sono altro che una nuova espressione disillusa della contestazione giovanile, quella che è nata negli anni settanta all'ombra dell'esplosione collettiva (Pentothal né è un esempio palese, per citare un nostro caro connazionale), ha attraversato gli anni ottanta senza troppi lividi mentre tutto è finito, ha trovato campo libero negli anni novanta ed è esplosa da un po' di tempo a questa parte: i cani sciolti delle nostre città. Non li vedi nelle assemblee di movimento, alcuni non li vedi neanche troppo in piazza, ogni tanto bazzicano qualche squat o qualche cs, ma senza essere habitué. Sono quelli che magari si trovano in strada, vanno a qualche festa, partono per qualche avventura notturna chissà dove, magari a trovare un amico che suona o mette le visual, o a suonare loro stessi, e tornano sconvolti la mattina dopo.
Sono quelli che sbronzi a casa di amici intrattengono discussioni molto serie e sentite sulla realtà del mondo, delle cose, di loro stessi, dell'uomo; che ogni tanto, ma proprio ogni tanto, si dicono fra loro “ti voglio bene, coglione”. Che ogni tanto, ma proprio ogni tanto, piangono. E sono anche quelli che si fanno ancora le seghe a mano e vengono guardati come strani, obsoleti. “Ma come tu non usi la nuova applicazione della Apple? Manda direttamente degli stimoli interattivi al pisello, non devi fare niente!” E i drughi rispondono con semplicità assoluta “No guarda, io mi faccio ancora le seghe a mano”. E fanno ridere, ma sono serissimi.

creek

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