«Entro luglio farò un provvedimento
che si chiama 'sblocca-Italia', che lascerà fare alla gente quel che vuol fare
e consentirà di sbloccare interventi fermi da 40 anni».
Questo dichiara Matteo Renzi lo scorso luglio 2014, per arrivare al ddl del 12 settembre 2014, la stele da 45 articoli lanciata come soluzione risolutiva. In un primo momento ho pensato all’illusione della Blitzkrieg della prima guerra mondiale, nel senso della pretesa di sbloccare una situazione paralizzante in tempi rapidi. Ma in seguito ho capito che non si tratta di nessun tentativo ingenuo di risolvere una situazione complessa con una sola manovra e nemmeno si tratta di illusione. Lo sblocca Italia, a differenza di quanto si vuole far credere, è una semplificazione sì, ma non a beneficio dei cittadini bensì di varie lobbies, un regalo a queste ultime, una svolta non verso la valorizzazione dell’Italia ma verso la distruzione dei suoi paesaggi.
A detta di uno dei punti del decreto la finalità è quella di “[...] valorizzare le risorse energetiche nazionali e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti del Paese, le attivita' di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale rivestono carattere di interesse strategico e sono di pubblica utilita', urgenti e indifferibili. [...] Per i procedimenti di valutazione di impatto ambientale in corso presso le Regioni alla data di entrata in vigore del presente decreto, relativi alla prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, la Regione presso la quale e' stato avviato il procedimento, conclude lo stesso entro il 31 dicembre 2014. Decorso inutilmente tale termine la Regione trasmette la relativa documentazione al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per i seguiti istruttori di competenza, dandone notizia al Ministero dello sviluppo economico.” L’obiettivo in filigrana è quello di evitare impedimenti da parte delle regioni interessate: viene da domandarsi allora quali garanzie vengano lasciate alla parte opposta e se siano salvaguardati i principi democratici.
Facciamo un esempio: dal 2010 l’allora MOG (oggi Rockhopper Italia SpA) avanza la proposta di costruzione a 6 km dalla Costa dei Trabocchi nella zona di San Vito Chietino di una Piattaforma, l’Ombrina Mare (curiosità e paradosso: l'ombrina è proprio un pesce di mare che vive in quelle zone), comprendente 4/6 pozzi collegati ad una nave-raffineria galleggiante di 320 m di lunghezza dedita alla separazione dell’olio dal gas, dissalazione e desolforazione, per una durata di 26 anni (minimo). Generando, inoltre, pochi posti di lavoro rispetto all'entità del danno ambientale provocato.[1]
Mi sembra che i dati parlino da soli ed è chiaro che non ci sarà nessun beneficio per la regione e per l’Italia. Il progetto venne allora bocciato, in virtù del comma 17 dell’art. 6 del D. Lgs. 152/2006 che impediva “le attività di ricerca, di prospezione nonché di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare [...] nelle zone di mare poste entro dodici miglia marine” e per la vincolazione di zone dichiarate di interesse pubblico. Ma con la nuova situazione Ombrina è tornata ad essere possibile. La stessa Ombrina rifiutata per le ragioni sovracitate, che andrebbe ad inserirsi in un luogo di caratterizzazione paesaggistica, di produzioni vinicole, un luogo amato dagli abruzzesi (e non) che infatti nel 2013 scesero in 40.000 in piazza contro Ombrina. Prima ancora di vederlo ho imparato a conoscerlo come il posto dove mio padre passa appositamente tornando da lavoro, allungando così ogni giorno la strada, solo per il piacere di godersi quella vista.
Questo dichiara Matteo Renzi lo scorso luglio 2014, per arrivare al ddl del 12 settembre 2014, la stele da 45 articoli lanciata come soluzione risolutiva. In un primo momento ho pensato all’illusione della Blitzkrieg della prima guerra mondiale, nel senso della pretesa di sbloccare una situazione paralizzante in tempi rapidi. Ma in seguito ho capito che non si tratta di nessun tentativo ingenuo di risolvere una situazione complessa con una sola manovra e nemmeno si tratta di illusione. Lo sblocca Italia, a differenza di quanto si vuole far credere, è una semplificazione sì, ma non a beneficio dei cittadini bensì di varie lobbies, un regalo a queste ultime, una svolta non verso la valorizzazione dell’Italia ma verso la distruzione dei suoi paesaggi.
A detta di uno dei punti del decreto la finalità è quella di “[...] valorizzare le risorse energetiche nazionali e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti del Paese, le attivita' di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale rivestono carattere di interesse strategico e sono di pubblica utilita', urgenti e indifferibili. [...] Per i procedimenti di valutazione di impatto ambientale in corso presso le Regioni alla data di entrata in vigore del presente decreto, relativi alla prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, la Regione presso la quale e' stato avviato il procedimento, conclude lo stesso entro il 31 dicembre 2014. Decorso inutilmente tale termine la Regione trasmette la relativa documentazione al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per i seguiti istruttori di competenza, dandone notizia al Ministero dello sviluppo economico.” L’obiettivo in filigrana è quello di evitare impedimenti da parte delle regioni interessate: viene da domandarsi allora quali garanzie vengano lasciate alla parte opposta e se siano salvaguardati i principi democratici.
Facciamo un esempio: dal 2010 l’allora MOG (oggi Rockhopper Italia SpA) avanza la proposta di costruzione a 6 km dalla Costa dei Trabocchi nella zona di San Vito Chietino di una Piattaforma, l’Ombrina Mare (curiosità e paradosso: l'ombrina è proprio un pesce di mare che vive in quelle zone), comprendente 4/6 pozzi collegati ad una nave-raffineria galleggiante di 320 m di lunghezza dedita alla separazione dell’olio dal gas, dissalazione e desolforazione, per una durata di 26 anni (minimo). Generando, inoltre, pochi posti di lavoro rispetto all'entità del danno ambientale provocato.[1]

Mi sembra che i dati parlino da soli ed è chiaro che non ci sarà nessun beneficio per la regione e per l’Italia. Il progetto venne allora bocciato, in virtù del comma 17 dell’art. 6 del D. Lgs. 152/2006 che impediva “le attività di ricerca, di prospezione nonché di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare [...] nelle zone di mare poste entro dodici miglia marine” e per la vincolazione di zone dichiarate di interesse pubblico. Ma con la nuova situazione Ombrina è tornata ad essere possibile. La stessa Ombrina rifiutata per le ragioni sovracitate, che andrebbe ad inserirsi in un luogo di caratterizzazione paesaggistica, di produzioni vinicole, un luogo amato dagli abruzzesi (e non) che infatti nel 2013 scesero in 40.000 in piazza contro Ombrina. Prima ancora di vederlo ho imparato a conoscerlo come il posto dove mio padre passa appositamente tornando da lavoro, allungando così ogni giorno la strada, solo per il piacere di godersi quella vista.
Ed ecco un esempio di cosa
significhi lo Sblocca Italia. Vi invito a riflettere sulle
conseguenze politiche e sociali che il decreto comporta nelle singole regioni, e rendersi
sempre consapevoli per evitare di essere schiacciati...
Ora e sempre No Ombrina!
Ora e sempre No Ombrina!
C.T., V.B.
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